Quella del Medico Veterinario è una professione complessa, lo sappiamo tutti, non si tratta solo di eliminare i sintomi di una malattia da un animale, ma di interagire con un ecosistema, sia esso familiare o ambientale, di cui l’animale è parte integrante.
Ecco dunque perché quaranta veterinari, chiusi in una sala conferenze di un albergo, si interrogano durante il settimo congresso nazionale della SIOV, la Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, cercando conferma della possibilità di agire in accordo con le basi epistemologiche dell’Omeopatia classica per affrontare le sfide e le criticità che attualmente il lavoro del veterinario presenta.
È di pochi giorni fa la presentazione, da parte della FNOVI, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Veterinari, di un documento fondamentale per porre ancora di più l’attenzione sulla drammatica emergenza dell’antibiotico resistenza (Professione Veterinaria e Antibiotico resistenza – Documento Colistina), una realtà globale e che mette seriamente a rischio la salute umana. Questo segnale importante da parte di FNOVI e della Professione si pone in risonanza con il fondamentale documento sull’antibiotico resistenza pubblicato dall’OMS nel giugno del 2014.
Si tratta di un argomento che viene ancora poco affrontato nelle Facoltà di Medicina e di Veterinaria, e le intenzioni legislative restano invischiate in parole che rischiano di rimanere inerti senza una operatività.
Quei quaranta veterinari e la comunità che essi esprimono, lavorano nel quotidiano con una medicina che guarda all’individuo come parte di un sistema che ci riguarda tutti in una prospettiva di One Health, utilizzando i metodi applicativi della medicina omeopatica classica e affrontando costantemente patologie acute e croniche, facendo ricorso in modo minimo e davvero mirato a terapie antibiotiche in accordo con le disposizioni trasmesse con senso di urgenza dall’OMS. La buona notizia è quindi che esiste già un approccio concreto e direttamente applicabile per contribuire a limitare i danni provocati da decenni di uso inconsapevole di farmaci e da un sistema produttivo che ha trascurato gli effetti sulla rinnovabilità e sostenibilità delle risorse naturali. I veterinari omeopati hanno competenze per far fronte alle esigenze e alle emergenze non solo della professione in sé, ma anche dei compiti che svolge a livello sociale.
Diverse relazioni hanno evidenziato il ruolo terapeutico determinante dell’alimentazione specie nelle patologie croniche, tra cui l’epilessia idiopatica, in particolare per le forme che non rispondono alle cure farmacologiche e che spesso si rivolgono alle CAM (Medicine Complementari e Alternative).
E’ stato quindi evidenziato come l’alimentazione degli animali con cui viviamo abbia un forte
impatto sull’intero pianeta reso evidente, tra l’altro, dai dati relativi ai milioni di ettari destinati all‘alimentazione animale in rapporto alla quota indirizzata ai milioni di pets con cui semplicemente scegliamo di convivere. Senza dimenticare le terribili condizioni in cui versano gli animali da allevamento per i quali l’omeopatia, che tra l’altro la normativa sul biologico considera medicina d’elezione, diviene medicina di frontiera se si continuano ad ignorare le richieste d’aiuto dei veterinari nel far applicare e rispettare le leggi sul benessere animale.
Anche le api, insetti fondamentali per la salute dell’ambiente con milioni di anni di evoluzione alle spalle sono protagoniste di un interessante studio preliminare presentato al congresso SIOV. Questo progetto è ritenuto necessario dalle evidenze degli effetti dell’impatto antropico sull’ambiente, in cui le api testimoniano che non esistono questioni isolate, né fatti isolati, ogni azione ed ogni fatto è collegato in una rete di eventi che conduce ad ognuno di noi.